Se hai deciso di sottoporsi a un intervento di mastoplastica, cioè di modifica del seno, per motivi estetici o ricostruttivi, devi sapere che esiste una rara forma di tumore che può essere associata alle protesi mammarie. Si chiama BIA-ALCL, ed è un tipo di linfoma non-Hodgkin, una malattia che colpisce le cellule del sistema immunitario, chiamate linfociti. Il BIA-ALCL si forma nei tessuti che circondano la protesi, e si manifesta con la comparsa di un gonfiore, un dolore o una deformità del seno, dovuti alla presenza di un liquido intorno alla protesi. In alcuni casi, il BIA-ALCL può diffondersi ad altre parti del corpo.

Il BIA-ALCL è una patologia molto rara, che colpisce circa 3 donne ogni 100.000 pazienti impiantati in Italia. Nel mondo, si contano circa 1200 casi su 10-35 milioni di pazienti impiantati. In Italia, negli ultimi 10 anni, sono stati segnalati al Ministero della Salute 92 casi, di cui uno mortale, a causa di una diagnosi tardiva e di uno stadio avanzato della malattia.
La prognosi del BIA-ALCL è generalmente buona, se la diagnosi è precoce e il trattamento è adeguato. Il trattamento consiste nella rimozione della protesi e dei tessuti circostanti, eventualmente associata a una chemioterapia o a una radioterapia, a seconda del grado di diffusione e di aggressività del linfoma.

La causa del BIA-ALCL non è ancora nota, ma si pensa che possa dipendere da una combinazione di fattori, tra cui una predisposizione genetica, una reazione infiammatoria cronica, una infezione batterica o una alterazione del microbioma cutaneo. Non è chiaro il ruolo che la protesi mammaria possa avere nell’insorgenza di questa condizione clinica, né se esista una differenza tra le protesi a superficie testurizzata e quelle a superficie liscia. La
superficie testurizzata, cioè ruvida, ha lo scopo di favorire l’adesione della protesi ai tessuti circostanti e di ridurre il rischio di complicanze come la contrattura capsulare, che consiste nella formazione di una capsula fibrosa intorno alla protesi che ne altera la forma e la consistenza.

Tuttavia, alcuni studi hanno evidenziato una maggiore incidenza di BIA-ALCL nei pazienti con protesi testurizzate, rispetto a quelli con protesi lisce. Per questo motivo, alcuni paesi, come la Francia, hanno deciso di ritirare dal mercato le protesi testurizzate, in via precauzionale.

In Italia, il Ministero della Salute ha richiesto il parere del Consiglio Superiore di Sanità, il più alto organo scientifico del paese, che ha esaminato la letteratura scientifica e la documentazione tecnico-scientifica disponibili, e ha concluso che non ci sono motivazioni sufficienti per raccomandare il ritiro delle protesi testurizzate, in assenza di evidenze scientifiche che supportino la correlazione causale tra il tipo di protesi e il BIA-ALCL.
Tuttavia, il Consiglio Superiore di Sanità ha raccomandato una serie di misure di prevenzione e di sorveglianza per i pazienti portatori di protesi mammarie, sia testurizzate che lisce, impiantate per fini estetici o ricostruttivi. Queste misure sono riassunte nella seguente tabella:

Tipo di
paziente

Tipo di
protesi

Controlli
clinici

Esami
strumentali

Rimozione della
protesi

Pazienti
impiantati
per fini
estetici

Testurizzate o lisce

Almeno una
volta l’anno,
indicati dal
proprio
chirurgo e
prescritti con
cadenza
modulabile in
base alla
valutazione
clinica del
singolo
soggetto

Ecografia e
esame
citologico del
liquido di
aspirazione in
caso di
sospetto
clinico di
sieroma
tardivo
(almeno 1
anno dopo
l’intervento
chirurgico)

Solo in
caso di
sospetto
clinico di
BIA-ALCL

Pazienti
impiantati
per fini
ricostruttivi

Testurizzate o lisce

Quelli
richiesti dalle
regolari visite
di controllo
oncologiche

Ecografia
mammaria e
mammografia
o RMN
mammaria, già
previsti dalle
visite di
controllo
oncologiche

Solo in
caso di
sospetto
clinico di
BIA-ALCL

Il Ministero della Salute ha anche previsto l’obbligo di segnalazione di ogni caso di BIA-ALCL diagnosticato sul territorio italiano, attraverso un modulo online, e l’invio di una relazione clinica completa, correlata di tutti i dati richiesti, all’indirizzo di posta certificata dgfdm@postacert.sanita.it. Inoltre, il Ministero della Salute sta promuovendo la ricerca su questa patologia, anche finanziando uno studio genetico volto a comprendere perché, con
una stessa tipologia di protesi, solo alcuni soggetti sviluppino il BIA-ALCL.

In conclusione, il BIA-ALCL è una rara forma di linfoma associata alle protesi mammarie, che richiede una diagnosi precoce e un trattamento adeguato per garantire una buona prognosi. Non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino una correlazione causale tra il tipo di protesi e il BIA-ALCL, ma si raccomanda una sorveglianza attiva e una informazione corretta per i pazienti portatori di protesi mammarie, sia testurizzate che lisce. Per maggiori
informazioni, si può consultare il sito del Ministero della Salute o contattare il proprio chirurgo plastico di fiducia.

Dottor Umberto Fama
Invia
.tuo-modulo-blur .tuo-titolo { position : absolute; top : 50%; left : 50%; transform : translate(-50%,-50%); text-align : center; }